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Sono tuo figlio il matrimonio parte due


di Giun
10.01.2025    |    17    |    0 8.0
"Non ho la forza o la volontà di reagire quando mi morde le chiappe ed i fianchi, la carne più tenera dell’interno coscia, la pelle della schiena, il..."
Sono tuo figlio il matrimonio parte seconda

Tutto mi girava intorno , le luci scintillanti del Notley Abbey sembravano spegnersi , alla mia vista offuscata, la mia bocca asciutta, sentivo le voci rimbombanti nell’orecchio ,il cuore che batteva, sempre più forte, le mani sudate. Al mio fianco William con i suoi lunghi capelli biondi gli cadevano sui profondi occhi grigio verdi ed il suo sorriso perfetto con i suoi denti bianchi. Il suo smoking bianco aderiva al suo largo torace, i pettorali ben definiti erano visibili sotto la stoffa, la sua espressione confusa aspettando la mia risposta, e alla spalle mio padre.

-C’è qualcosa che non va? ” ha domandato, William, potevo vedere il dolore nei suoi occhi

-Nulla, ” ho risposto “

William poggia le sue mani sulle spalle. Le nostre teste erano vicine, schiaccia il suo corpo contro il mio e mi bacia. Rinsavisco e ho lasciato che la sua lingua esplorasse la mia bocca e ho messo un braccio intorno a lui, accarezzandogli i muscoli della schiena.“Permettimi di averti” ha implorato nel mio orecchio. Non riuscivo a parlare, ho accennato col capo. Gli invitati che applaudivano alla vista del mio anello al dito. “Eh bene si ! Mi sono sposato”
Mio padre si alza dalla sedia e senza nemmeno voltarsi si incammina , sparendo in quel lungo viale alberato.
Le nuvole si stanno diradando in cielo, rivelando una brillante luna piena , gli invitati sorseggiano calice di prosecco, brindando alla nostra unione. I miei pensieri sono uragano che colpiscono la testa, ma vengono interrotte dal riecheggiare dei nostri passi,” Il ballo tra me e mio marito “
Mio marito, lo ripeto ad alta voce, per rendermi conto che è tutto vero . Mi guarda senza mai distogliere lo sguardo ,gli accenno un sorriso, mi continua a fissare
Mentre ondeggiamo fianco a fianco, sembra come incantato. I suoi modi eleganti sono quasi regali. Emana un’aura rassicurante di calma placida, come fosse un uomo arrivato, senza incombenze che possano stressarlo o creargli ansie, senza pressioni che possano farlo sentire a disagio o inopportuno.
Ma dietro il ghiaccio freddo e saldo dei suoi occhi, si nasconde a stento una cocente, quanto irrequieta, eroticità; la presenza fisica parla di confidenza di sé, la stretta di mano suggerisce una forza tenuta a freno ed i denti bianchi, che raramente fanno capolino dalle labbra rosse, presagiscono appetito sessuale.
Il desiderio di scoparmi si cristallizza nell’aria. La musica non è ancora finita , avvicina le sue labbra sul mio orecchio . E mi sussurra

-Guardati, guardati intorno, questa era la vita che avevo progettata per noi, vivere come una favola , e vissero per sempre felici e contenti!

Il mio viso è perplesso non riuscivo a comprendere.
continua dicendomi:

-Oggi è l’ultimo giorno in cui sarai felice , goditelo, la tua favola sta per trasformarsi in un incubo , finché morte non ci separi!

Lo guardo confuso dicendo “Non capisco”

Senza batter ciglio e scandendo bene le parole mi dice :
-Ti ho visto!

Le nuvole nascondono la luna piena, ricoprendo tutto il cielo, improvvisamente cade una goccia d’acqua che si posa sul mio smoking nero, poi un altra e poi un altra ancora fino a piovere . Il tipico tempo londinese non sai mai cosa ti aspetta. La pioggia bagnava quel meraviglioso campo di lavanda, emanando profumo, la gente correva a ripararsi, tranne io e William , la musica era finita, noi fermi il suo sguardo fisso minaccioso sul mio, il rumore dei passi della gente che sbatte sul pavimento bagnato, le mie lacrime che si confondono con la pioggia. Il mio principe si era tramutato in una bestia. Salutammo gli invitati , non riuscimmo a fare nemmeno il taglio della torta per via del temporale, niente fuochi d’artificio. Andammo nella nostra suite che i proprietari del Notley Abbey ci avevano offerto. La camera era splendida, finemente decorata con affreschi e caratterizzata da tre ampie finestre che si affacciano sul fiume, La vista rende davvero unico il panorama.
Il bagno a lume di candela nella grande vasca idromassaggio, avvolti dal profumo di incensi e petali di rosa, il pavimento parquet in rovere, letto con baldacchino a muro, tutto color oro. Dissi a William:

-Dobbiamo parlare!

Lui si avvicinava, mentre io indietreggiavo fino a cadere nel letto…

-Si parlami di quell’uomo che mi hai spacciato come tuo padre? Raccontami come ti ha fatto godere come una Troia !

Con tutta la sua forza mi da uno schiaffo. Appoggio la mano sulla guancia arrossata e dolorante , non riuscì a rispondere, quell’uomo era veramente mio padre.
Senza ulteriori indugi mi afferra la vita con un braccio, con l’altro mi sostiene la schiena alta e mi trattiene la testa reclinata. Non posso adoperare altro verbo se non “azzannare”, perché è quello che fa.
Morde proprio sopra il collo e sotto l’orecchio, cercavo di respingerlo , di oppormi con tutte le mie forze . Mi tiró i capelli facendomi inarcare di più la schiena, urlavo di dolore , piangevo , ma non si fermava, leccandomi il viso e poi baciandomi , immobile come una statua di marmo. Le sue grandi mani vanno a sorreggermi fra l’inizio dei glutei e la fine delle cosce, distendendosi in tutta la loro ampiezza e agguantando la mia carne. È forte non riesco a fermarlo . Quella che doveva essere la mia prima notte di nozze si è trasformata in uno stupro.
-Sto limonando con una fredda statua di Londra diceva!
Divampa la frenesia ,con il lenzuolo lega i miei polsi, a quattro zampe sul letto , si toglie la cintura dai pantaloni , armeggia la fibbia con impeto, mi colpisce sui glutei ,urlo urlo , mi fa così tanto male, in tono sarcastico mi dice:
-Tuo padre non ti fa godere così ! Mi diceva colpendo sempre più forte .Sembrava un mostro che ama solo se stesso e si procura piacere scatenandosi in movimenti voluttuosi e carnali. Si avventa nuovamente su di me mordendomi dappertutto.Mormora parole che non comprendo,
Si scosta da me per fissare i suoi occhi cattivi nei miei, sempre più terrificanti, ho paura . Mi accarezza la testa con fare protettivo e sussurrandomi parole e prendendosi gioco di me
-Anche io sono tuo padre ! come amo mio figlio. Ma il mio figlioletto è stato cattivo!

Dopo impugna i capelli con forza quasi a strapparli , continua a slinguarmi con ferocia aggressiva .
Si spoglia , togliendosi prima la giacca e poi la camicia, buttandola sul pavimento, rilevando un fisico atletico e possente. Non ha un grammo di grasso corporeo e molto agile. Il petto, il busto ed il ventre sono delineati a un corpo scultoreo.
Introduce con violenza un dito nella mia bocca, tengo la bocca serrata , a mano aperta mi colpisce in viso, ancora e poi ancora, che sono costretto ad aprire a fatica , stringo i denti , gli mordo il dito , che poi diventano due, poi tre , le sue dita fino in gola , fino a provocarmi un quasi rigurgito, sputandomi in viso. Non riesco a liberarmi
Avvinghia le cosce graffiandomi, sento i muscoli duri sotto l’epidermide e la peluria morbida che mi sfiora il viso. Sbottona i pantaloni lasciandoli scivolare fino alla caviglie.
Dove è finito l’uomo di cui mi sono innamorato? L’uomo che mi toccava con dolcezza? Che aveva quasi paura a sfiorarmi, mi diceva che non voleva rovinare il mio corpo perfetto disegnato da Dio . Il suo cazzo eretto fa un sobbalzo dagli slip, davanti ai miei occhi il suo pube depilato.

-Leccalo puttana!

Mi urla contro, abbasso lo sguardo , mi afferra per i capelli facendomi inarcare il collo, sbattendolo con ferocia in bocca.
Sono costretto a obbedire!
Lecco lo scroto facendogli raggrinzare la pelle. Con la lingua disegno una linea retta per tutta l’asta fino alla cappella che ingoio, a bocca chiusa succhio lentamente. Ma non gli basta! Blocca con le mani il mio viso e con aggressività mi scopa la bocca, non riuscivo a respirare, il suo grosso cazzo dritto in gola , con colpi forti e costanti. Il mio viso è viola , vomito, ma nemmeno questo riesce a fermarlo.
Libera una mano e afferra con decisione il mio interno coscia inferiore, seguendo con il pollice le curve che convergono al centro, verso il basso arrivando all’ingresso del mio ano con movimenti circolari. Lo supplico di non toccarmi aveva bevuto tanto , non era in se. Nei polsi non sentivo più nemmeno il sangue circolare. Ma lui non ascolta , non gli importava ciò che gli dicevo sembrava come posseduto.
Con presa forte , agguanta i miei glutei e affonda il viso, le labbra avide mordono il mio buco anestetizzato ,e la lingua lo penetra, ma non sentivo niente , volevo solo che smettesse. Urlavo , urlavo ma non dal piacere ma dal dolore. I pollici continuano a massaggiare la zona, premendo forte fino alle ossa del bacino, stimolando i punti più nevralgici e creando scosse di energie che percorrono tutto il mio interno fino alla base del cranio.
Sono esausto, vorrei che mio padre mi venisse a prendere e mi portasse via. Contro la mia volontà si cibava del mio corpo , che affonda tutta la faccia, la sua bocca si fa più vorace, la lingua aperta mi slappa, le sue mascelle schioccano per accogliere ancora più carne ed i suoi denti iniziano a mordermi dove sono più tenero; grugnisce di eccitazione e mi artiglia per tenermi fermo.
Per un attimo lo sento interrompersi e mi volto per capirne il motivo. Pensavo fosse tornato in sé, che volesse liberarmi, volesse scusarti e invece stava succhiando avidamente due dita, ghigna accorgendosi che lo sto guardando e subito si china nuovamente sul suo pasto. Fa colare uno sputo sul mio buco e poi spinge i polpastrelli contro. Il mio sfintere non si allarga infila il suo membro fino in fondo, mentre libero un grido, scivola dentro e fuori a ritmo costante, calibrandosi sulle mie espressioni, più grido più preme, più fa male più spinge. Il suo movimento continuo, arrivando sempre più a fondo, non provavo niente , non avevo dilatazione.
Nel giro di qualche minuto avevo perso i sensi , mi schiaffeggia per farmi rinsavire. Ero esausto, non riuscivo più nemmeno a urlare, il mio corpo era diventato il suo manichino, che muoveva a suo piacimento. Con più decisione, il suo cazzo scorre dentro , nonostante il mio restringimento muscolare che voleva ostacolarle.
Ringhiava di piacere nel vedermi così malandato , mi schiaffeggia una chiappa e poi l’altra. Accanto al letto c’era un tavolo , sopra c’era una glacette con dentro una bottiglia di champagne. Continuando a scoparmi il culo allungo la mano , prende la bottiglia, la stappa,

- Dobbiamo festeggiare zuccherino… mormora compiaciuto
-Dobbiamo festeggiare il tuo culo voglioso!

E inizia a bere della bottiglia facendo colare i resti sulla mia schiena. Mi sentivo umiliato, devastato, mi disgustavo da solo.

Continua a scavarmi , ad affondarmi .
Mi contorco, limito la penetrazione impalandomi, mi abbandono totalmente ai suoi gesti e lascio liberi i miei acuti sofferenti.
Sento che mi sto spegnendo come un incendio a rallentatore sento la rassegnazione propagarsi per tutto il corpo, verso il basso fino alle punte dei piedi, verso l’alto, alla mia testa e dentro il cervello, dove buio si nasconde. William continua a sbattermi come una bambola gonfiabile , la nuvola di confusione che scende a cerchio sul mio capo mi fanno vedere mio padre, per un attimo ho immaginato di avere lui dentro di me e mi accorgo di avere appena avuto un orgasmo anale, guardo verso il basso e ne ho la conferma vedendomi il pene completamente a riposo ma umido di pre-sperma.
Nella nebbia che offusca i miei pensieri mi lascio trasportare, immaginando papà, era l’unico modo per resistere, era l’unico modo per sopravvivere.
Le sue braccia serrano il mio corpo , le mani segnano tutte le mie linee, la lingua bagna ogni centimetro della mia epidermide. Quei minuti , sembravano ore, giorni rumorosi .
Mi disgusto ai suoi succhiotti e morsi che tatuano il mio corpo.
Con i polsi stretti nella sua presa mi sento una burattino , schiavo del suo volere.
La mia mente sta ballando una danza confusa e priva di controllo, non riesco più a formulare pensieri lucidi e lascio che il mio subconscio prevalga sulla parte vigile.
Ha il cazzo durissimo che freme mascolino all’interno delle mie pareti .
Un millesimo di secondo prima che esploda, sento i suoi denti affondare nella mia carne e mordermi con ferocia inappropriata. Scatto in avanti per il dolore acuto, soffocando ulteriori grida perché non ho più fiato nei polmoni. Non riesco a concentrarmi, ho la testa imprigionata in una bolla ovattata e se mi muovo inizio a vedere offuscato.
Non ho la forza o la volontà di reagire quando mi morde le chiappe ed i fianchi, la carne più tenera dell’interno coscia, la pelle della schiena, il tricipite del braccio e poi ancora l’incavo fra collo e spalla.
Sento una leggere pressione al collo ed orientandomi nella mia nebulosa mentale capisco che mette un lenzuolo attorno al collo.
Lo adopera per strattonare e tirarmi a sé e potermi penetrare più forte . Il suo pene affonda come un coltello ma la forma carnosa mi mozza il respiro in gola, poi stramazzo sul materasso, sottomesso ai suoi colpi.
Mi afferra stretto dai fianchi e scatena tutta la sua furia animalesca, ruggendo, muggendo gemiti taurini, sfogando il proprio godimento, non si trattiene.
Sconquassato dal suo ritmo che si riverbera dall’interno del mio culo per tutto il resto del corpo, grido. Sembra un masochista, i miei polmoni a corto di ossigeno.
Continuando a rimanere un burattino sotto il suo volere, mi lascio trasportare in un turbinio di posizioni con il lenzuolo sempre come appiglio: stretto al suo addome mentre mi cinge con un braccio, sdraiato sul fianco mentre una sua mano mi preme contro una coscia e me la scosta per entrare meglio dentro di me, a gambe sollevate e tutto il peso su di me, baciandomi e mordendomi con passione.
Sento un liquido colarmi lungo le cosce, il piacere è totalmente concentrato all’interno del mio sfintere sotto un costante attrito di carni, il peso del suo corpo e la forza delle sue mani ovunque. Il suo odore impregna le lenzuola, i suoi occhi baluginano nella luce soffusa.
Non ragiono più, i pensieri sono troppo stancanti per venire formulati, i muscoli non rispondono più ai miei comandi involontari e si abbandonano alla sua furia. Non so per quanto mi lascio penetrare, ma ad un certo punto percepisco lo scivolare del suo membro turgido dalle mie profondità. Non mi sono nemmeno reso conto se sia venuto.
Lo vedo sorridermi, orgoglioso di quello che aveva fatto. È statuario, la pelle bianca brilla di sudore ed emana potenza.
Sono oltre la stanchezza, sento le palpebre pesantissime ed il mio corpo pare intenzionato ad annegare fra i cuscini.
Con voce flebile lo imploro di lasciarmi andare .
Senza ascoltare i suoi insulti , crollo immediatamente in un sonno profondo.

Deboli raggi di luce solare fanno capolino dalle imposte alle finestre e scaldano leggermente le mie palpebre, illuminandone l’interno con bagliori arancioni e rossi.
Ho le labbra secche e la gola arsa, il primo pensiero è la consapevolezza di aver dormito poco e male; credo di avere avuto incubi confusi e sconclusionati. Tento un breve riepilogo mentale: immagini sfocate nella mia mente.
La memoria onirica presto s’indebolisce e fa spazio a quella vigile. Comprendo dove mi trovo ed il motivo, con uno sforzo immenso mi alzo e cerco a tentoni il bagno. Sento il rumore dell’acqua scorrere. Mi sento stravolto e debilitato, tanto dolorante. Con tutta quella furia….
Bevo a sorsate direttamente dalla bottiglia per rifocillarmi un attimo.
Con una velocità mai avuta in tutta la mia vita mi rivesto alla buona, infilo le scarpe senza allacciarli, afferro le mie cose ed in un lampo sto saltando giù dalle ripide scale.
Mi butto in strada e corro come avessi un cane rabbioso alle calcagna. Senza guardarmi indietro mi perdo in quei campi . Mi oriento e, senza pause, continuo gridando aiuto.
Mi levo la giacca rimanendo in camicia ansante come un animale vecchio, occhi dardeggianti, fradicio di sudori freddi e scosso da brividi, tento di riprendere fiato. Sono salvo.
Le persone che incontro mi osservano con aria sospettosa , devo avere un aspetto sconvolto.
Provo a chiamare mio padre al cellulare , ma non saprei nemmeno cosa raccontargli, a parte piangere ed urlare. Ma cosa è successo?
Non riesco a raccapezzarmi, flash della nottata appena trascorsa vorticano nella mia mente e dettagli inquietanti più recenti si mescolano in un turbinio di ansie. Ho la nausea.
Corro ancora più forte entro in un bar vicino, vado in bagno, chiudo la porta ed inspiro profondamente a palpebre chiuse.
Quando le riapro mi si para davanti sullo specchio una visione che avrei evitato volentieri.
Sono pallidissimo, ombre scure segnano i miei occhi ed ho un’aria deperita, quasi malaticcia, segni di succhiotti e lividi mi costellano le braccia; con mani tremanti sollevo la camicia e vedo che tutto il mio corpo è martoriato da macchie scure e segni di morsi, attorno ad un capezzolo si può notare proprio la corolla di una dentatura.
Il terrore m’invade completamente quando scorgo al collo un ematoma violaceo.
La mia mente urla in preda al panico ,i suoi occhi di ghiaccio colmi di magnetismo animale, vomito, apro il rubinetto, risciacquo la bocca, inspiro. Qualcuno bussa alla porta, mi spavento , grido

-Occupato!

Le mie mani tremano , prendo il cellulare chiamo mio padre. Il telefono squilla , al terzo squillo sento la sua voce di mio chiamare il mio nome. Lo interrompo ,piango , piango a dirotto e con voce singhiozzante gli dico

-Papà mi vieni a prendere?




















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